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al testo di Dereck Louvrilanm
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Dal distributore di carburante fuoriesce il succo della crosta terrestre. Proprio lì condizioni di tempo buono trasformano i rifiuti in pompa magna. Per dirla con lei: sono umori profondi per l’uso che più in fretta accorciano la distanza dalle dipendenze. Obiettai che il pianeta è vivo ed è ruminante: siamo qui perché la Terra rimastica e affina, poi inghiotte il cibo brucato in una prateria di fenomeni contundenti. Tutto lo spazio fuori è occupato da esche che coprono l’amo che ci stramazza. Con un gesto frustato, aggiustò la gonna sotto gli occhi del benzinaio che guardava avanti. A ragione si ribellava: seminerò i rifiuti più naturali; e seminerò i consensi più castigati; e seminerò le occhiate più torve; e costruirò i miei castelli di rabbia sulla riva del male; e non dirò pane al pene o vino al tino, ma come essere sicura che non estraggano comunque la radice dalla gonna per i loro calcoli seminali? Disse. Ebbi la sensazione che un vento gelido mi prendesse in giro come per farsi strada. Era tanto mela quanto morso: si teneva coi denti alla vita e con la vita si teneva quell’aria espansiva da ottano infiammato per il quale l’esplosione è sintomo di bruciatura non prova di guerra. Ma non c’è vittoria che non sia conseguita con riserve. Non potevo amarla diversamente dall’amarla per tanti versi. Così scrivo di lei per leggerne. È proprio vero: un battere leggero di tasti dal posto più remoto diventa qui una tempesta di ormoni in assetto da corpo. E passammo all’incrocio come clementine cambiando le marce per buona merce.
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